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I 15 finalisti di #culturability4 Lintervista a Comunita CulturAles

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​Trasformare il desiderio di apprendimento o di miglioramento in una sfida collettiva intrecciando le aspirazioni individuali con le capacità e le competenze del territorio. Con questo obiettivo nasce “La Scuola dei Sogni", il centro del progetto Comunità CulturAles: un nuovo modello di educazione informale che avrà sede nella casa natale di Gramsci ad Ales, in provincia di Oristano. Desideri e bisogni delle comunità verranno mappati e intrecciati con le capacità e le competenze disponibili, per metterli in condivisione a partire dalle riflessioni gramsciane. A realizzarlo tre diverse organizzazioni che ce ne parlano in questa intervista: ProPositivo, Liberos e TWLetteratura.

Comunità CulturAles ruota attorno a un luogo simbolo: la casa natale di Antonio Gramsci, un edificio di proprietà del Comune di Ales. Raccontateci qualcosa in più su questo edificio.

La casa è pronta per essere utilizzata. È ristrutturata e al suo interno ci sono tutte le attrezzature necessarie per realizzare interventi di video arte, fotografia, arti performative e visive, ma è sottoutilizzata. Gli abitanti sanno che esiste, i turisti la cercano, ma non è fruibile. Anni fa l'amministrazione comunale aveva avviato un progetto di rilancio dell'immobile, progettando di farne un luogo dedicato alla cultura, ma i fondi sono finiti e non è stato mai iniziato. Come gruppo di lavoro conoscevamo le potenzialità di questo stabile e avevamo già dei rapporti in corso con Comune e con il Gal Marmilla (l'ente che si occupa dello sviluppo locale di 44 comuni nelle province di Oristano e Medio Campidano). Quando è uscita la call di culturability, abbiamo pensato che fosse l'occasione giusta per elaborare un'iniziativa finalizzata a dare nuova vita a questo spazio. Abbiamo messo insieme le nostre competenze con l'obiettivo di creare qualcosa che producesse degli impatti su questo territorio. Abbiamo, poi, immaginato di ridisegnare gli schemi dei sistemi educativi attuali. Dall'idea di dare linfa a modelli di apprendimento più aperti e flessibili che mettano al centro le persone, i loro desideri, è quindi nata la Scuola dei Sogni.

La Scuola dei Sogni: un progetto educativo che ribalta il paradigma docente/discente, in cui i giovani e le fasce sociali più vulnerabili si sperimenteranno come docenti “non convenzionali".

Sì, sarà il nucleo di Comunità CulturAles. Si tratta di un modello di educazione informale e di welfare generativo, basato su tre aspetti fondamentali: riconoscere, condividere e ricompensare il valore delle conoscenze possedute dalle singole persone appartenenti ad una comunità. Ciascuno di noi possiede delle competenze specifiche ed è portatore di valore per il contesto in cui vive. Rendere esplicito questo patrimonio significa contribuire sia allo sviluppo del singolo sia a quello della società in cui si inserisce. Perché diventi una sfida collettiva occorre, però, un'ulteriore passaggio: la messa in condivisione di saperi e desideri di generazioni, organizzazioni e strati sociali. Solo così è possibile rigenerare il tessuto socio-economico.

Come intendete dare vita e aggregare questa comunità educante?

Vogliamo mettere in rete persone, associazioni, scuole, imprese e istituzioni; individuare i loro desideri di apprendimento e i gap di competenze necessarie al territorio, favorendo  il matching tra risorse e bisogni. Infine, realizzare un sistema economico che riconosca crediti e ricompensi chiunque si metta in gioco. Con la Scuola dei Sogni vogliamo arrivare a coinvolgere anche chi è abitualmente lontano dal mondo della cultura, come le micro aziende, spesso nemmeno consapevoli di loro bisogni potenziali legati al settore culturale e creativo. Per esempio avere un sito web o raccontare la loro storia grazie a competenze comunicative. Non è certamente l'obiettivo principale, ma è decisamente un risultato auspicabile.

Perché ha senso ed è necessaria la Scuola dei Sogni?

Ad Ales, così come in tutta l'area della Marmilla, spopolamento, alta dispersione scolastica, mancanza di opportunità lavorative, sociali, culturali sono fenomeni quotidiani. Nella vita quotidiana ci sentiamo spesso dire che “studiare non serve", mantra che i ragazzi sentono ripetere in continuazione. Il nostro obiettivo è far emergere i desideri, le attitudini e le competenze non curriculari di tutti, giovani e non, per ripensare il concetto stesso di cultura e modificare le modalità con cui viene trasmessa tramite il sistema educativo tradizionale. Per farlo vogliamo partire da qui, uno dei territori sardi con indicatori preoccupanti di povertà educativa e di scarsa vitalità sociale e culturale.

Un percorso condiviso da tre realtà che hanno esperienze differenti di creazione di comunità.

Sì, l'idea nasce dall'esperienza delle associazioni sarde ProPositivo e Lìberos, entrambe attive sul territorio. Propositivo si occupa di promuovere iniziative culturali e di formazione, che stimolino una riflessione su nuovi modelli economici e di sostenibilità, come il Festival della Resilienza, appena concluso. Lìberos è un'associazione di persone convinte che la lettura in Sardegna sia un elemento di comunità, in quanto le energie e le competenze che si muovono intorno al libro stimolano coesione sociale, ricchezza economica e consapevolezza civica. Ha avviato una comunità di lettori sardi a cui si sono poi aggiunte figure di grande esperienza, come Luca Bazzoli di Cittadinanzattiva e Fabiana Musicco di Refugees Welcome. Lìberos aveva già collaborato con TwLetteratura alla riscrittura de “Il giorno del giudizio" di Salvatore Satta. Per mettere al centro il testo gramsciano, non potevamo non pensare al loro team e alla comunità virtuale che negli anni ha costruito, per dare al progetto il respiro che merita.  Con il loro metodo, che permette di leggere e commentare collettivamente contenuti culturali attraverso Twitter e la app di loro invenzione Betwyll, porteremo avanti un percorso di lettura e commento collettivo delle “Lettere dal carcere" di Antonio Gramsci. Un ulteriore stimolo al coinvolgimento e attrattività del progetto.

Gramsci come intellettuale di importanza internazionale, ma anche esempio emblematico di un giovane nato nella provincia sarda, cresciuto in povertà e divenuto un gigante grazie all'intelligenza e alla forza del sapere. Quanto ha influito la sua figura nel delineare la vostra idea progettuale?

Molto, abbiamo iniziato a lavorare assieme a inizio anno, stimolati dalla ricorrenza dell'anno gramsciano. Qui in Sardegna non si è parlato d' altro, è stato tutto un proliferare di iniziative! Nel suo pensiero abbiamo trovato le fondamenta per costruire la Scuola dei Sogni e sostenere la riattivazione della comunità di Ales e della Marmilla. Come gruppo condividiamo la volontà di favorire la fioritura di una nuova cultura che, nel dare risalto alla conoscenza dei singoli su singole discipline, rafforzi le maglie del tessuto sociale locale. Idea che trova ispirazione nelle sue considerazioni circa l'esigenza di creare una classe intellettuale, che sia in grado riconnettere la società civile, puntando sulle competenze degli individui, sul bisogno di cultura e formazione, sulla possibilità di imparare, co-progettare e condividere.

 Siete tra i 15 finalisti di culturability, selezionati tra 429 progetti arrivati da tutta Italia. Qual è stata la reazione a questa notizia?

Quando è arrivata la notizia della selezione è subito partito un giro di brindisi virtuale, essendo in quel momento tutti sparsi in diverse parti d'Italia. L'entusiasmo e la motivazione da quel momento sono andati sempre più crescendo, con un gran numero di amici e colleghi a sostenere il progetto. Quando poi, anche in terra sarda abbiamo iniziato a essere contattati da giornalisti e altri professionisti, abbiamo capito che ancora prima di essere effettivamente nata, CulturAles può davvero diventare una comunità e la sua scuola  essere la  fucina dei sogni. Siamo convinti che anche Gramsci approverebbe!