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I 15 finalisti di #culturability4 L'intervista a Ex-COL

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Tre giovani professioniste accomunate dalla stessa passione per la cultura e dall'amore per la propria città, si mettono in gioco per creare un community hub a Sassari, ispirandosi a modelli europei ma adattandoli ai bisogni del territorio. Ex-COL nasce per restituire alla collettività l'ex colonia campestre del Comune di Sassari e l'asilo ottocentesco in essa inserito, trasformandoli in un luogo dedicato alla cultura e alla socialità. 

A raccontarci il loro sogno e come stia prendendo forma Laura Fois, Paola Maniga e Claudia Muresu, che assieme a una ampia rete di partner lavorano a questo progetto, uno dei 15 finalisti del bando culturability 2017.

Raccontateci qualcosa sulla struttura che intendete recuperare?

Lo spazio su cui stiamo lavorando si trova all'interno del quartiere Cappuccini a Sassari, una zona residenziale in decadenza che ha alle spalle un passato signorile, testimoniato dalle ville in stile liberty rimaste. Si tratta di un complesso dell'ottocento che un tempo ospitava la “Colonia Campestre per i bambini gracili e bisognosi di Sassari". All'interno ci sono un parco e l'ex-asilo, un edificio affascinante e immerso nel verde con 12 grandi vetrate, che non è mai stato realmente valorizzato. La proprietà è del Comune di Sassari.

In che stato si trova l'edificio?

Al momento è totalmente vuoto e abbandonato. Gli interventi di restauro conservativo e di recupero sono iniziati nel 2013 e terminati l'anno successivo, costo complessivo dei lavori per il Comune 271 mila euro. I bandi per l'assegnazione dello stabile sono andati deserti e l'immobile è rimasto in disuso per anni.

L'ex colonia rappresenta l'unico polmone verde della zona. Anche se è abbandonata, a ogni ora del giorno si possono trovare persone di tutte le età: anziani, famiglie con bambini e giovani, c'è chi porta a spasso il cane e chi prende un po' di sole seduto sulle panchine. Ultimamente abbiamo notato che qui vengono a prepararsi i partecipanti alla sfilata de I Candelieri, la principale processione di Sassari che si tine ogni anno nel mese di agosto. Una corsa con dodici ceri di legno rappresentanti i Gremi, le corporazione di arti e mestieri, portati a spalla e a braccia da giovani volontari, per questo devono allenarsi!

Il parco è quindi vissuto in modo spontaneo dalle persone. In che modo intendete intervenire?

Sì, è vissuto dagli abitanti, ma non basta. Noi vogliamo rigenerare questo spazio per trasformarlo in un centro aperto a tutti dedicato alla cultura e alla socialità. Il sogno che ci accomuna e dal quale siamo partite è quello di ricreare a Sassari spazi nati da processi di rigenerazione urbana come il Kulturmaskinen a Odense, l'UfaFabrik a Berlino o il festival FETA a Danzica. Il nostro intento è mettere a sistema quello che abbiamo appreso all'estero e durante i nostri diversi percorsi professionali per generare un impatto economico, culturale e sociale in un territorio che conosciamo fin da bambine. Alla base c'è un'idea di cultura circolare: vogliamo produrre ricadute dapprima sul quartiere, poi su tutta la città per arrivare a creare un modello scalabile in altri luoghi in cui sono presenti spazi abbandonati o inutilizzati. Vogliamo aprire il primo community hub di Sassari.

Come nasce l'idea alla base del progetto e la volontà di operare in questo luogo?

L'idea è partita da Paola, che vive a Bruxelles da diversi anni. In uno dei suoi brevi ritorni a Sassari, attraversando il parco, ha riscoperto l'ex asilo della colonia campestre. Ha sentito una forte esigenza di impegnarsi per dare nuova vita allo spazio, così ha deciso di coinvolgere Claudia, amica di sempre con esperienze internazionali e il pallino per i community hub. Assieme hanno partecipato nel 2013 al primo bando di culturability, passando la prima fase di selezione con il progetto “Morus Vivendi", ma decidendo poi di non continuare il percorso della call.

Cos'è successo da allora?

Per prima cosa si è aggiunto un nuovo membro al nostro team, Laura, che Paola conosce dai tempi in cui giocavano assieme a basket alle superiori. Abbiamo avviato delle relazioni con il Comune e ci siamo rese conto di non essere sole. Associazioni e giovani imprenditori che condividevano, e condividono, le nostre idee hanno iniziato a darci il loro sostegno: il team di Rumundu che supporta la nascita e lo sviluppo di realtà ad alto impatto sociale; Antonio Solinas, un sognatore che ha fondato le aziende Abinsula ​e Lifely; le ragazze della startup innovativa Tamalacà, che tra le altre cose si occupano di urbanismo tattico; le associazioni di produzione teatrale e cinematografica ArtsTribu e 4Caniperstrada, che lavorano da anni nel territorio; il FabLab di Sassari, l'associazione Eba Giara e InveloVeritas. Abbiamo anche un partner internazionale, l'UfaFabrik di Berlino, famoso in tutta Europa. A un certo punto ci siamo rese conto di aver strutturato una rete solida, così abbiamo deciso di partecipare al bando e riscritto il nostro progetto. E poi è arrivata la notizia che eravamo in finale…

Sappiamo che le difficoltà non sono mancate lungo il percorso. 

Sì, subito dopo il workshop di formazione del bando a Napoli è caduta la giunta comunale di Sassari. Eravamo in attesa di ottenere la concessione dello spazio dell'ex colonia e l'iter si è bloccato. Siamo state quasi un mese in attesa di sapere come sarebbe andata a finire e finalmente qualche giorno fa abbiamo avuto la bella notizia: dopo l'insediamento, il Comune ha deciso di abbracciare il progetto e di entrare a far parte del partenariato che lo sostiene!

Nel vostro progetto si parla di un cinema sul tetto, ma non solo. Quali sono le altre attività che volete realizzare?

Oltre al cinema il tetto dell'edificio dell'ex asilo ospiterà anche concerti e una programmazione culturale. Immaginiamo uno spazio ibrido e trasparente dove avviare laboratori creativi, orti urbani e interventi di rigenerazione urbana collettiva. La città, e in particolare il quartiere Cappuccini, ha un disperato bisogno di spazi da condividere, per questo vogliamo sfruttare ogni singolo metro quadro a disposizione. Vogliamo dare agli abitanti del quartiere la possibilità di interagire attivamente con questo spazio, dando loro l'occasione di proporre idee e co-progettarle assieme al team dell'ex-COL e al resto dei partner.

Siete tra i 15 progetti finalisti del bando culturability 2017, scelti tra 429 proposte arrivate da tutta Italia. Qual è stata la reazione alla notizia della selezione? 

I primi complimenti sono arrivati dai nostri partner, che anche in questa intervista ci teniamo a ringraziare per la loro disponibilità e professionalità. Ci sono stati sempre vicini e ci hanno aiutato a sentirci meno sole anche nei momenti più delicati del progetto. Mentre la notizia iniziava a circolare sui social media, abbiamo iniziato ad avere visibilità anche sulla stampa locale, con un “paginone" su La Nuova Sardegna. Molti cittadini si sono avvicinati ed abbiamo conosciuto nuove persone, che come noi hanno a cuore il territorio in cui vivono. Abbiamo indubbiamente fatto esperienza anche nel campo delle relazioni con le istituzioni. Questo progetto è stato una palestra, a prescindere da come andrà, abbiamo spalle più forti e ci siamo “allenate" con entusiasmo e dedizione. Last but not least, abbiamo incontrato nuovi compagni di squadra.