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I 15 finalisti di #culturability4 L'intervista a Spazio Faber

Un hub culturale dedicato alla figura di Fabrizio De Andrè e alla scuola genovese dei cantautori. Un luogo di fermento, fruizione e produzione culturale fondato su musica, parole e condivisione. A Genova un gruppo di professionisti è al lavoro per attivare Spazio Faber, un team con competenze trasversali che in questa intervista ci racconta il progetto, tra i 15 finalisti di culturability4.

Spazio Faber nasce e si sviluppa a partire da uno dei luoghi simbolo di Genova legati a Fabrizio De Andrè: viadelcampo29rosso.

Sì, tutto nasce attorno a una bottega di dischi e strumenti musicali del centro storico di Genova, il negozio di Gianni Tassio in Via del Campo, appunto. Questo luogo ha rappresentato un centro nevralgico della vita culturale e artistica della città negli anni '70, molto legato alla sua figura. È stato il suo personale tempio musicale: un posto che ha qualcosa di mitico e indimenticabile, dove le copertine originali dei suoi dischi riempivano la vetrina.

Oggi lo spazio risulta attivo, come emporio/museo dedicato al cantautore e alla scuola genovese. Da lì volete partire per realizzare che cosa?

Sei anni fa, dopo la morte del suo storico proprietario, la Cooperativa Solidarietà e Lavoro, tra i nostri partner, lo ha riaperto come “luogo di memoria", trasformandolo in quello che oggi è viadelcampo29rosso. L'intento era di comunicare, attraverso i luoghi in cui il cantautore aveva vissuto, la passione e la poesia delle sue canzoni, senza riuscire però a penetrare realmente nel tessuto sociale genovese.  In questa esperienza abbiamo visto un'opportunità da cui partire, per creare qualcosa di autentico, legato a quel luogo e a quel patrimonio, ma che allo stesso tempo uscisse fuori dalle sue quattro mura. A quel punto si è iniziato a comporre il team, formato da professionisti con competenze diverse tra loro, dal fonico all'esperta di architetture urbane, ma accomunati dalla stessa passione per la musica e per Genova.

A quest'anno il primo riconoscimento: a marzo avete vinto Maddaoltre Creative District, il bando promosso dal Comune di Genova per favorire l'insediamento di imprese culturali e creative in spazi dismessi.

L'idea era già in cantiere, quando i vari pezzi del puzzle hanno iniziato a incastrarsi quasi da soli. Tra gli immobili messi a bando dal Comune c'erano anche alcuni spazi in via del campo: fondi di un palazzo storico del '600 di proprietà dell'Università, proprio accanto all'emporio. La cosa interessante è che proprio lì è nato il primo negozio di dischi di Gianni Tassio. Pochi sanno, in effetti, che l'attuale viadelcampo29rosso è stata la seconda sede. Dopo la vittoria però ci siamo subito rimessi al lavoro ed è arrivato culturability.

De Andrè e la scuola dei cantautori genovesi, ma non solo. Quali saranno i contenuti di questo museo diffuso?

Anche se resta uno spazio legato a questa tradizione, la nostra visione è più ampia: vogliamo che sia un luogo identitario per la città e i cittadini, dove attraverso la musica si possano sviluppare forme di aggregazione sociale. Realizzeremo laboratori, mostre temporanee, attività didattiche, una mostra immersiva fondata su “Fabrizio De Andrè La Mostra" curata da Studio Azzurro, una web radio “in vetrina" curata da Radio Gazzarra di Arci Liguria, dove si possano incontrare artisti e cantautori contemporanei. Vediamo in questo progetto l'occasione di far rinascere quel centro storico cantato dallo stesso Faber, dove tutte le “diversità", sociali, economiche, culturali, possano trovare un punto di contatto.

Via del campo si trova nel centro storico genovese, patrimonio Unesco, a due passi dal Porto Vecchio. Si direbbe una zona turistica.

Sì, i turisti ci sono, ma si tratta, di fatto, di una zona multiculturale, con molte saracinesche chiuse, poche attività e una difficile compenetrazione tra le varie realtà che la vivono ogni giorno. La buona notizia è che piano piano i vari soggetti si stanno integrando e partecipano a iniziative come la nostra. Quello che cerchiamo di fare è creare engagement, rendere partecipi i negozianti nella creazione di una vera e propria comunità.

Per questo avete ideato “We Are Spazio Faber", un percorso di coinvolgimento delle attività commerciali presenti nell'area. Come pensate di realizzarlo?

In ogni negozio verrà realizzata un'installazione a tema musicale, che sarà infatti il filo conduttore. L'idea è nata pensando di utilizzare i mezzi artistici che dagli anni '70 contraddistinguono questo posto. I bisogni del territorio sono visibilità e riappropriazione degli spazi esterni condivisi, ma non basta. Questi spazi devono poter essere vissuti da chi li abita, per riscoprire un'identità comune. La musica per noi è il traino, il collegamento tra le persone.

Come sta andando finora?

I rapporti con i commercianti non sono omogenei: alcuni siamo riusciti a coinvolgerli più facilmente, con altri stiamo trovando qualche difficoltà, come per esempio i call center della zona. L'aspetto positivo è che, in ogni caso, in città si è creato un passaparola sulle nostre attività. Alcune organizzazioni del quartiere si sono avvicinate spontaneamente al progetto.

Siete tra i 15 finalisti di culturability, selezionati tra 429 progetti arrivati da tutta Italia. Qual è stata la reazione a questa notizia? 

Incredibilmente nessuno di noi si trovava a Genova in quel momento, perciò abbiamo iniziato a intasare le chat di Whatsapp. A un certo punto era quasi impossibile capire quello che ci stavamo scrivendo tanto era l'entusiasmo. Un'altra grande sorpresa è arrivata anche dalla stampa locale. Senza che nessuno di noi avesse rilasciato interviste o dichiarazioni siamo stati più volte citati in vari articoli, probabilmente grazie al Comune di Genova. Questo movimento di notizie avvenuto a nostra insaputa ci ha resi molto felici, vuol dire che in qualche modo il messaggio era arrivato.​