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I 15 finalisti di #culturability4 L'intervista a Shuffle Screening

Sperimentazioni visive e azioni performative per capovolgere le logiche di fruizione e produzione di contenuti audio e video con una forte attenzione all'accessibilità. Shuffle Screening è il festival di film d'artista dilatato nel tempo che prenderà vita all'interno del nascente TOC Centre, situato all'interno della Torre dell'Orologio di Copertino, nel Salento. 

A raccontarci il progetto Gianluca Rollo e Valeria Raho, membri del team di Aps Ninfa che, assieme ai suoi partner, lavora al progetto finalista della quarta call di culturability.

Shuffle Screening nasce per diffondere e promuovere un linguaggio artistico e contemporaneo: il cinema d'artista. Come affronterete questa sfida?

Immaginando un percorso di proiezioni, azioni performative e didattica per la diffusione e promozione di questo tipo di arte. Grazie alla collaborazione di Light Cone, uno dei nostri partner, avremo accesso a un ampio catalogo di materiali filmici. Da oltre trent'anni, Light Cone distribuisce, promuove, tutela e produce cinema sperimentale in Francia e nel mondo. Un vero e proprio presidio permanente di ricerca e indipendenza culturale. Per il nostro gruppo di lavoro è un modello da seguire oltre che un'aspirazione.

Grazie alla possibilità di usare il suo archivio, creeremo combinazioni inusuali di fruizione e metteremo in luce la storia della collezione e dei film, gli aspetti inediti, storici, tecnologici e, perché no, anche le difficoltà nella circuitazione cinematografica di opere di questo genere. La visione sarà accompagnata da performance e installazioni esito dei laboratori che anticiperanno il momento delle proiezioni pubbliche. Il nostro obiettivo è renderle fruibile a tutti, tenendo conto delle esigenze delle persone con disabilità. Saranno gli stessi autori o artisti invitati a rileggere i loro lavori attraverso questo filtro.

Shuffle Screening prenderà vita all'interno di TOC Centre, un centro nascente per la cultura contemporanea che avrà sede nella Torre dell'Orologio di Copertino. 

Sì, l'idea progettuale è intimamente connessa con la natura del TOC Centre. Quando siamo entrati al primo piano di questo edificio che, come potete immaginare, spicca in altezza più che in larghezza, per prima cosa ci siamo guardati intorno. Abbiamo cercato di fare di necessità virtù. La scelta dell'audiovisivo come linguaggio principale ci è stata chiara fin da subito, sia per sua natura multisensoriale, sia per l'esperienza del team in questo campo. Allo stesso tempo sentivamo di dover creare qualcosa di specifico per questo luogo, senza dargli un carattere esclusivo. Non volevamo snaturarlo, arroccarci in una torre, ma esplorare il territorio da quella vedetta. Eravamo alla ricerca di un'idea che fosse in grado di restituirgli una carica di energia. Ed è così che un pomeriggio, computer alla mano, è nato Shuffle Screening.

La torre è un bene pubblico che svolge ancora la sua funzione, ma chiuso alla cittadinanza da oltre trent'anni. Un edificio storico che si sviluppa su tre livelli nella piazza principale del borgo antico e datovi in concessione dal Comune. Insomma, uno spazio interessante.

In passato è stato utilizzato anche come piccionaia e bottega orologiaia. Non si sa molto delle sue origini, fino a poco tempo fa non compariva nemmeno nei percorsi cittadini. Quello che vorremmo fare è restituire alla torre la sua centralità, trasformarla in un catalizzatore, un luogo di espressione e propagazione, che non si fermi alla facciata di un rimosso architettonico.

Da lì il progetto si snoderà anche in altri luoghi atipici…

Sì, ed è per questo ci piace pensare che le proiezioni saranno sempre delle “prime visioni". Normalmente il cinema d'artista si trova in musei e gallerie, luoghi di nicchia rispetto alla maggior parte della popolazione. Noi lo porteremo non solo al primo piano della Torre dell'Orologio, ma in due scuole, in una stazione ferroviaria, in un ex frantoio, in un maneggio, in una navata di una chiesa sconsacrata e in una piazza. Tutti posti che i nostri partner hanno messo a disposizione per creare un format dilatato, nel tempo e nello spazio.

Accessibilità e linguaggi contemporanei, da dove nasce questa esigenza?

Da un lato come board curatoriale di TOC centre ci interroghiamo molto su questo tema, sulla fruizione culturale a largo spettro, sulle resistenze e falsi miti con cui vengono percepite certe pratiche artistiche. Non vogliamo chiuderci in un recinto concettuale. Per noi è una sfida ma al tempo stesso un'esigenza concreta avvicinare un pubblico di non addetti ai lavori a frequentare il centro liberamente, anche solo per curiosità. Dall'altro, il confronto con le tante realtà che ci stanno sostenendo, il Comune di Copertino, le scuole, i docenti, gli studenti, le associazioni e perfino i privati cittadini, ha fatto emergere la necessità di lavorare su questo versante. È stata la conferma che stavamo andando nella direzione giusta. Ovviamente il fatto di volerci aprire a più persone possibili non vuol dire abbassare la qualità della nostra proposta culturale o porre dei limiti ai temi che affronteremo: al contrario, darà ancor più stimoli alle possibilità di contatto con centri di ricerca e autori di fama internazionale per aprire finestre sul mondo e non guardare solo al nostro l'ombelico.

All'interno di TOC centre il board curatoriale avrà un ruolo importante, di direzione e gestione. Chi sono i suoi componenti e come si è formato? 

È andata così: Alessandro Urso, produttore culturale di stanza a Parigi e direttore di TOC, aveva immaginato due indirizzi per il centro: art centre ed educational. In perlustrazione per la Puglia, si era messo alla ricerca di un curatore indipendente che lavorasse fuori dai soliti “white cube", come vengono definiti in gergo gli spazi asettici degli allestimenti museali, e di un referente esperto in metodi non formali per il dipartimento di formazione. Grazie a delle segnalazioni sono arrivati i nostri nomi: Gianluca Rollo, esperto di metodi formativi learning by doing, e Valeria Raho, curatrice e coautrice di progetti e rassegne artistiche, spesso irregolari e insolite come quella realizzata in una lavanderia a gettoni. Un effetto calamita in piena regola. Discutendo e immaginando come poter lavorare insieme, abbiamo dato vita a questo organismo che riflette la nostra natura interconnessa, fluida in fatto di competenze e ambiti di azione. Per intenderci non c'è un capo, ogni decisione viene discussa assieme. E il bello è che non siamo mai soli: al nostro fianco ci sono artisti, designer, produttori creativi, istituzioni e outsider che, a vario livello e titolo, trasmettono un respiro nuovo a questa esperienza e ci impediscono di accomodarci sulle nostre posizioni. In più c'è la comunità locale che ci sta aiutando a mettere a fuoco il nostro ruolo: saremo dei canali, dei facilitatori che creeranno connessioni tra gli artisti e il contesto, affinché qualcosa accada in quelle isole o deserti culturali che talvolta sanno essere le province.

Siete tra i 15 finalisti di culturability, selezionati tra 429 progetti arrivati da tutta Italia. Qual è stata la reazione a questa notizia? 

Quando lo abbiamo scoperto non stavamo nella pelle per la felicità. L'abbiamo da subito condivisa con gli amici che ci hanno supportato nei mesi di ideazione e scrittura del bando. Telefonate, mail, whatsapp e abbracci si sono sprecati nei giorni, fino al weekend. Per non parlare poi dell'articolo su Nòva – Il Sole24Ore: una visibilità che ci ha portati a essere sulla bocca di tutti in paese, grazie anche al supporto dei partner, sindaco compreso, che hanno gioito con noi quel primo traguardo. Ormai ci capita di camminare per strada a Copertino e che le persone ci fermino per capire se ci sono novità: le aspettiamo anche noi.